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Ferrari 499P LMH

SPECIFICHE:
A spingere la vettura c'è un powertrain ibrido composto dal Ferrari F163CE: un motore V6 con bancate a 120°, sovralimentato mediante due turbocompressori in parallelo posto al centro delle bancate, dalla cilindrata di 2994 cm³, derivato da quello della Ferrari 296 GT3, con potenza limitata – come da regolamento – a 680 CV (500 kW);[11] tuttavia, invece di essere montato su di un telaietto ausiliario come nella 296, sulla 499P il motore è fissato direttamente sul telaio – una monoscocca in fibra di carbonio progettata con Dallara[12] – fungendo da elemento portante.[13]
Il sistema ibrido, oltre che dal motore termico montato centralmente in posizione longitudinale, è costituito da un motogeneratore elettrico situato sull'assale anteriore, che eroga 200 kW (272 CV) ed entra in funzione oltre la velocità massima imposta dalla FIA – inizialmente fissata a 120 km/h ma poi innalzata a seconda del balance of performance (BoP) –[13] ed è collegato a un pacco batterie da 900 V, che si ricarica attraverso un sistema di recupero dell'energia (ERS) durante le frenate, le decelerazioni e in taluni casi anche attraverso la spinta del motore a combustione. Insieme, il motore a benzina e quello elettrico, creano un sistema di trazione integrale a innesto temporaneo la cui potenza totale non supera in ogni caso i 500 kW – anche qui, salvo diversa indicazione del BoP.
L'aerodinamica della 499P è stata sviluppata in collaborazione con il Centro Stile Ferrari, guidato da Flavio Manzoni e sotto la supervisione di Ferdinando Cannizzo, capo del dipartimento di ingegneria delle auto sportive di Maranello.[14] L'auto, come da regolamento LMH, non utilizza parti standardizzate come quelle che si trovano nelle vetture progettate secondo i regolamenti Le Mans Daytona h.
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